Volume 38


***ATTENZIONE***
Di seguito sono riportate informazioni sui contenuti del manga già edito in Italia,
se non vuoi avere informazioni su tali volumi non leggere oltre.


Questo riassunto è stato realizzato per il forum da Demon's


Fatta sdraiare dopo che si è sentita male, la Signora Tsukikage si sente chiamare. Sono le voci di Maya e Ayumi più che altro, ma lei si sente chiamare come da bambina quando era solo Chizu. Era una piccola ladra senza famiglia che, insieme ad altri bambini poveri, era costretta a rubare per una coppia di ladri, solo per poter mangiare, fosse anche solo un boccone rubato a un gatto. A sette anni per un furto andato a male nei camerini di un teatro, conobbe Ichiren Ozaki che l’aiutò e la prese con se portandola a Tokyo. Nel teatro di Ichiren iniziò a svolgere mansioni domestiche aiutando la custode. Finalmente non doveva più rubare per guadagnarsi un pasto caldo. Quando Ichiren non lavorava, le insegnava a leggere, a scrivere e le buone maniere e pian piano conquistò anche il resto della compagnia. La moglie di Ichiren, al contrario del marito, mal vedeva la presenza di Chizu e anzi preferiva che se ne andasse prima di creare disordini. Ichiren invece se ne assunse tutte le responsabilità rifiutandosi di cacciarla. Imparate varie arti dal resto della compagnia, come la danza giapponese fino alla recitazione, incominciò con piccoli ruoli da bambina. Visto il suo talento Ichiren le fece da maestro, molto severo, ma a lei non importava, l’importante era stare con lui e sentirsi dire che era brava. Nel suo delirio di malata, la Signora Tsukikage continua a pensare al suo passato, ma il polso irregolare fa affrettare il dottore che prepara subito un’iniezione. Chizu era cresciuta e diventata attrice grazie a Ichiren Ozaki che fece per lei non solo da maestro, anche da padre e da fratello, finché compiuti 16 anni ebbe il suo primo ruolo da donna. La sua bellezza era sbocciata sotto gli occhi di tutti, Ichiren compreso che dallo stupore provocò in lei una nuova sensazione. Lo spettacolo “La dea della luna” faceva il tutto esaurito, suscitando ogni volta nuovi sentimenti nel pubblico in sala. A fine rappresentazione Ichiren in persona la ringraziò confessando la sua fortuna nell’incontrarla 9 anni prima, ma Chizu, commossa, rispose che era stato lui a salvarla da quella vita da criminale e lo ringraziò ricordandosi di quando la prese per mano la prima volta per portarla a Tokyo e aggiungendo che era stata proprio quella mano a guidarla in passato, come in quel momento e anche in futuro. Ichiren la vedeva ancora come una bambina e le confessò che un giorno lei si sarebbe allontanata da lui. La notizia la sconvolse, lei non aveva alcuna intenzione di separarsi ma allo stesso tempo non voleva essere un peso. Si convinse di non essere speciale per lui anzi di essere come tutte le altre attrici e questo le fece capire i sentimenti che provava, perché avrebbe voluto essere la persona più vicina ad Ichiren. Non ancora consapevole dell’amore provato per il suo maestro, se ne rese conto con il ruolo successivo, quello di Ayaka in “Kaen” una ragazza di buona famiglia innamorata dello studente del padre, Takao. Durante le prove di una scena in particolare, Chigusa Tsukikage, ormai questo era il suo nome d’arte, si accorse dell’amore provato per Ichiren. La prova consisteva nel scendere dalla scala mano nella mano con Takao senza far capire ai presenti che i due erano innamorati ma a sostituirlo per farle capire la parte fu Ichiren stesso. Il sentimento per Ichiren le fece capire come interpretare Ayaka e “Kaen” divenne un successo. Anche se non poteva dichiarare apertamente il suo amore, le bastava lavorare con lui, stargli vicino in teatro per essere felice. Era un maestro molto severo, tanto da farla piangere ma era bravo, molto bravo, e presto sostituì il vecchio responsabile del teatro Gekko per diventarlo lui a tutti gli effetti. Era anche un buon marito e un buon padre, cosa che faceva soffrire Chigusa. La sua popolarità come attrice cresceva e interpretò anche vari film, che aumentarono la sua fama. Vari produttori volavano averla in esclusiva ma Chigusa non si sarebbe mai allontanata da Ichiren. Scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e le rappresentazioni finirono: gli uomini erano alle armi, molti spettacoli non si potevano fare in quanto contro la politica del periodo e quindi anche le entrate scarseggiavano sempre più. Ichiren era disperato, moglie e figli erano andati in campagna, ma Chigusa non si sarebbe allontanata. I bombardamenti sempre più violenti colpirono infine anche il teatro Gekko e i due si ritrovarono soli a scappare in una Tokyo in fiamme. Ferito e depresso Ichiren scomparve. Chigusa incominciò le sue ricerche chiedendo a vari conoscenti fino ad arrivare alla moglie del maestro, ma niente, nessuno sapeva dove fosse. Arrivò dalla sorella di Ichiren che la accolse facendole vedere un album di foto e parlandole dell’infanzia del fratello. Una foto in particolare era stata scattata nella valle di Nara e proprio lì vicino c’era un luogo sacro: la valle dei susini. Per quanto tutti avessero paura di quel posto, Ichiren ci andava spesso e così anche Chigusa decise di andarci. Arrivò al tempio in cui viveva Ichiren da bambino si accorse che per quanto lasciato andare era abitato e sullo scrittoio un manoscritto riportava la dicitura “Ichiren Ozaki – La Dea Scarlatta”. Capito che il suo maestro era proprio in quel luogo, Chigusa corse a cercarlo e in mezzo alla nebbia rossastra, resa tale dalla valle dei susini i due si incontrano. Ichiren per un attimo pensò di vedere la Dea in persona, ma era Chigusa che gli stava andando in contro. Ichiren stava componendo un nuovo dramma ed era ormai sicuro che solo Chigusa sarebbe stata in grado di interpretarlo e lei mise tutti i suoi sentimenti per Ichiren in quel ruolo. Le prove erano dure, imparare gli elementi della natura con un maestro così severo non era facile, in più l’amore di Chigusa era sempre più forte, tanto che era sicura che ormai anche Ichiren doveva essersene accorto, ma non tradiva il minimo sentimento. Convinta che l’uomo l’amasse solo come attrice, Chigusa decise di diventare indispensabile per lui diventando la vera Dea Scarlatta sul palcoscenico. Dopo la prima, che ebbe un successo enorme, Ichiren strinse a sé Chigusa ribadendo il fatto che solo lei poteva interpretare quel ruolo, riuscendo ad esprimere esattamente quello che intendeva lui: la sua anima. Le rappresentazioni successive si tennero al teatro Teito rimesso a nuovo. Ormai la guerra era finita. Il successo del dramma fece si che nuovi investitori contattarono Ichiren e anche il teatro Gekko risorse, dando la possibilità alla compagnia di ricostituirsi e mettere in scena nuovi drammi. Fu in questo periodo che Genzo divenne l’assistente di Chigusa. Era una comparsa in quel periodo, ma non si sarebbe più separato da lei. Chigusa era sempre la protagonista e il suo nome richiamava sempre più spettatori, il benessere era tornato e lei era felice di poter dividere quel momento con il suo Ichiren. Un giorno particolare è nella mente di Chigusa malata, il giorno in cui Ichiren le confessò che loro due erano la metà della stessa anima. Parlando col senno di poi entrambi sapevano che se non si fossero incontrati avrebbero preso strade completamente diverse. Lei sarebbe diventata una prostituta, venduta in chissà quale bordello e forse sarebbe sempre stata una ladra, se non ci fosse stato lui; lui probabilmente dopo la guerra non si sarebbe più ripreso, se non ci fosse stata lei. Durante la conversazione Ichiren la ringraziò confessando che lei sapeva esprimere la sua anima e che forse era la metà della sua stessa anima. All’epoca per Chigusa una frase simile era più di una dichiarazione d’amore, anche se il maestro non si era scomposto nel pronunciare quelle parole, anche se in pubblico non sembrava affatto, per lei c’era un legame indissolubile che li legava. Lui scriveva e lei recitava, sul palco erano un solo essere anche se al di fuori erano separati, lei era sicura che un filo invisibile li unisse e questo le bastava. Le bastava ripensare al fatto di essere uno la metà dell’anima dell’altro per renderla anche più felice che essere sposata con lui. Fu in quel periodo che Eisuke Hayami la notò e divenne un suo ammiratore. Andava a vederla ogni sera e la riempiva di regali e offerte di uscite a cena, ma lei rifiutava ogni volta con cortesia. Il giorno che si incontrarono fu nei camerini, era stato accompagnato da qualche collega che lo conosceva e secondo Chigusa in quel frangente Eisuke la confuse con la Dea Scarlatta. L’attrice rifiutandosi a lui voleva fargli caprie che il ruolo e l’attore erano due cose diverse, ma non si diede per vinto. Arrivò a proporsi come investitore per portare il dramma in tutto il Giappone, era astuto e influente e diventò indispensabile per la rappresentazione. Assaggiato il successo incominciò ad allargare il suo interesse nel settore comprando teatri, allacciando rapporti con produzioni cinematografiche e portando in tournée molti altri spettacoli. Pian piano si stava accaparrando una fetta del settore spettacolo sempre maggiore. Costituì la Daito Art Production diventando ingombrante e troppo indispensabile al teatro Gekko: la compagnia cominciò a frequentare la gente che conosceva Hayami, per la maggior parte Yakuza, e succedevano spesso risse. La cosa non sfuggì ad Ichiren che decise di tagliare i ponti con Eisuke, ma questo era diventato troppo famoso e importante nell’ambiente per farsi sottomettere e reagì all’affronto portando via gli attori ad Ichiren. Per allestire nuovi spettacoli Ichiren li chiedeva in prestito ad altre compagnie e nel mentre istruiva nuovi attori. Preso dal troppo lavoro i drammi di Ichiren erano sempre meno apprezzati, gli attriti fra gli attori erano fin troppo evidenti e quando si accorsero che anche il pubblico stava abbandonando il teatro Gekko era ormai troppo tardi. Anche Hayami non se la vedeva meglio. I primi spettacoli messi assieme dalla Daito senza l’aiuto di Ichiren furono un fiasco e così l’uomo d’affari perse la sua credibilità come produttore. Propose ad Ichiren di vendergli i diritti di rappresentazione della “Dea Scarlatta” offrendo un prezzo altissimo, ma questo rifiutò. La mossa successiva fu far passare Chigusa alla Daito ma, visto che la donna era irremovibile, cambiò strategia. Mandò un uomo convincente che fece proposte vantaggiose ad Ichiren e gli fece investire molto denaro in borsa. La maggior parte del denaro era stato chiesto in prestito e quando perse tutto i creditori gli inviavano tutti i giorni uomini della Yakuza per costringerlo a chiudere il teatro. Ichiren non li ascoltava e questi presero a fare irruzioni durante le rappresentazioni, insultando, picchiando il pubblico, appropriandosi del materiale di scena, fino a picchiare Chigusa o Ichiren. In seguito incendiarono il teatro, non venne distrutto ma era impossibile allestire altri spettacoli. Picchiarono altri membri della compagnia e Chigusa sapeva bene di chi era la colpa anche se non aveva prove. Presto Ichiren si ammalò schiacciato dal peso delle incombenze. Il teatro Gekko passò ad altre mani, la compagnia si sciolse e Hayami arrivò pronto a comprare i diritti della Dea e assumere anche Chigusa alla Daito. Rifiutandosi tassativamente di vendere il suo dramma, Ichiren scacciò Eisuke e anche Chigusa gli urlò dietro che un giorno sarebbero tornati a dare spettacoli al Gekko. Ma benché ripresosi dalla malattia, Ichiren non fu più lo stesso, la moglie lo abbandonò e lui viveva in ristrettezze pur di ridar vita al teatro. Chigusa da parte sua cercava di lavorare in più film possibili, ma la Daito era arrivata anche alla casa di produzione cinematografica con cui lavorava. Provò quindi a chiedere aiuto ai suoi ammiratori riuscendo ad allestire un paio di spettacoli in un teatro preso in affitto, ma l’affluenza di pubblico non era molta. Ichiren si disperava sempre più cadendo in depressione e cercando anche di allontanare Chigusa da sé. La donna non era certo intenzionata ad abbandonarlo, anzi gli ricordò che loro erano la metà della stessa anima e che quindi non lo avrebbe abbandonato. Intanto la Daito sembrava procedere sempre meglio. Hayami non ne capiva molto di teatro e per questo si avvalse di tutti i migliori collaboratori del settore per allestire spettacoli sempre migliori e far crescere la sua azienda. Anche la Daito trasporti migliorava e divenne una ditta su scala nazionale. Eisuke intanto s’introduceva nel mondo economico e politico, frequentando anche, seppur segretamente, il mondo della malavita. Alla fine acquistò il teatro Gekko e proprio qui il custode scoprì e in seguito raccontò tutto a Chigusa, come Eisuke era implicato in tutti i complotti contro il maestro Ichiren. Insieme a tutti gli altri aguzzini il presidente Hayami stava uscendo dal teatro quando si trovò di fronte proprio la donna carica d’odio, non riuscì nemmeno a parlare, tanto che Chigusa si accorse del suo atteggiamento da topo di fogna che scappava via con tutti gli altri, qualche secondo dopo averla vista. L’unica cosa che poté fare Chigusa fu solo giurare eterno odio verso quell’uomo. Una sera, lungo il fiume, Ichiren chiese a Chigusa se lei sapesse dove andavano gli uomini una volta morti, la giovane donna sicura del suo amore per lui era sicura che sarebbero tornati da dove provenivano per potersi rincontrare come si erano incontrati loro. Gli confessò il suo amore incondizionato e per nulla timoroso della differenza d’età che li separava, confessò di amarlo fin da bambina e che l’unica felicità che cercava era solo stare con lui anche di fronte a tutte le incombenze del momento. Ichiren era incredulo, nessuno gli aveva mai parlato così e decise di amarla realmente, fisicamente, per tutta la notte, ma prima di addormentarsi le ricordò che solo lei poteva interpretare la “Dea Scarlatta” e nessun altro, perché solo lei era capace di esprimere e far vivere la sua anima. Concluse dicendo che sul palcoscenico sarebbero sempre stati insieme. Chigusa, finalmente felice di essere corrisposta dal suo amore era sicura che sarebbe tornata sul palco a recitare la “Dea Scarlatta” e si addormentò tra le sue braccia. Al suo risveglio era sola, Ichiren non c’era e una sensazione spiacevole la portò fino al teatro Gekko, dove lo trovò impiccato nei camerini. Le aveva lasciato in eredità la “Dea Scarlatta”, ma l’aveva lasciata sola. Lei che era vissuta in funzione di Ichiren ora era sola e voleva solo tornare da lui suicidandosi. Fu Genzo ad impedirle di accoltellarsi riportandola alla ragione spiegandole che senza di lei Hayami avrebbe messo le mani sui diritti di rappresentazione, ma invece se lei fosse sopravvissuta avrebbe ridato vita ad Ichiren ad ogni spettacolo. Riportata in scena la “Dea Scarlatta”, Chigusa viveva nel suo mondo dell’arcobaleno pensando ad Ichiren ad ogni rappresentazione, stando con lui ogni volta sul palcoscenico e dando vita ad una Dea senza precedenti di volta in volta. Divenne ricca, famosa, ma soprattutto forte, tanto forte da imitare le tattiche di Hayami per proteggersi da lui. Strinse amicizie nel mondo della politica, presso case avversarie alla Daito e ogni suo spettacolo teatrale o cinematografico era sempre un successo. Ben presto a nessuno venne più in mente di acquistare i diritti della “Dea Scarlatta”, tanto meno ad Hayami, finché un giorno, durante una rappresentazione della stessa una luce di scena le cadde addosso sfigurandola per sempre. Nel suo delirio la Signora Tsukikage vede Ichiren andarsene mentre le ripete che le affida la Dea Scarlatta. Urlando il suo nome si risveglia. É circondata da Maya, Ayumi, Genzo, il dottore e un infermiera, ma stanno tutti dormendo. Le due ragazze sdraiate vicino al suo futon, e gli altri seduti. Ripresasi quasi del tutto decide di uscire accompagnata da Ganzo, le ragazze stanno provando e il dottore ha lasciato solo le medicine. Si dirige verso la valle dei susini, in riva al fiume, dove vide Ichiren e dove lui la scambiò per la Dea Scarlatta. Ripensa a lui, ripensa al fatto che stia sempre con lei, che continua ancora adesso ad accompagnarla per mano. Piange ma promette che alleverà la nuova Dea Scarlatta, l’erede della sua anima. Intanto il padre di Masumi è stato portato in un Ryokan vicino alla Valle dei Susini e non ha nessuna intenzione di andare in un ospedale di Tokyo, anzi è più che ostinato a rimanere. I collaboratori presenti sono attoniti ma Masumi spiega che quel luogo è un toccasana per il padre e che si occuperà lui di far arrivare i migliori medici per assisterlo. É presente anche Onodera con Kei Akame ed esprimono il loro giudizio sulla valle dei susini visitata da Masumi, aggiungendo che una dea a lui non serve visto che ha una così bella fidanzata, infatti Shori è presente. Tutti i presenti vorrebbero andarci, ma quando Eisuke rimane solo con il figlio, gli affida la protezione sia del dramma sia di Chigusa. Maya, invece, sta ripensando alla guarigione della maestra e lungo la strada le passa vicino un pullman. Questo si ferma poco distante da lei e ne scendono i suoi amici delle compagnie Tsukikage e Unicorno. Tutti contenti di rivedersi confessano di essere stati chiamati da Genzo che li informava sulla salute della maestra e quindi sono accorsi immediatamente a trovarla. Maya li aggiorna convinta che non stia del tutto meglio e che si sia strapazzata troppo e si offre di accompagnarli. Durante il tragitto Maya parla delle sue prove e descrive la valle dei susini, intanto il capo compagnia degli Unicorno le dice che non vogliono disturbare troppo e tanto meno allarmare la maestra, quindi useranno la scusa di una visita e che si accamperanno da quelle parti per le prove del loro prossimo spettacolo. Ayumi, immersa nelle sue prove, non capisce come interpretare le battute della dea. Si è fatta sera ed è attratta da una festa intorno al fuoco dove i partecipanti sono appunto Maya con i suoi amici. É stupefatta dalla rivale che si diverte invece di provare e decide di tornare al casolare. Si fa il bagno e mangia, ma durante il pasto arriva Maya tutta allegra per la cena intorno al fuoco con gli amici e dopo il bagno inizia a raccontare tutto ad Ayumi, ma la ragazza, con tono scortese, le chiede di far silenzio perché lei sta pensando alla Dea e non a frivolezze e si stupisce una volta di più da quanto Maya sia una ragazza comune. Genzo le fa poi accomodare nel padiglione principale, dove le sta aspettando la Signora Tsukikage. La maestra vuole interrogarle sulle prove della giornata. Ayumi dice di non aver capito le battute di Akoya mentre Maya risponde che lei non sa con che stato d’animo renderle. Tsukikage le chiede quindi quanto ne abbia capito, ma Maya non si è nemmeno posta il problema, per lei le battute vogliono dire proprio quello che sono: se nel copione Akoya dice “Chi mi sta chiamando?” per Maya è proprio quello che dice la battuta, nel senso che Akoya è chiamata da qualcosa. Ayumi ride e dà le sue spiegazioni sui turbini, rosso e bianco, e le perle della vita, ma a queste Maya risponde che per lei i due turbini sono proprio quello che sono e delle perle non sa che dire. Per la maggior parte delle battute Maya pensa che siano esattamente come sono scritte nel copione, non ha dubbi e tantomeno pensieri su come capirle, vuole solo riuscire ad esprimerle. La maestra è abbastanza soddisfatta e dice loro di continuare ad osservare la natura durante le prove. Genzo ha assistito non visto alle domande e la maestra gli chiede se si sia accorto della differenza che si sta creando tra le due rivali. Ayumi prende le battute come attrice e Maya come la Dea Scarlatta. Ayumi si sente sconfitta una volta in più e va a dormire in un’altra stanza. Il mattino successivo la maestra le invita a fare le loro prove nella valle dei susini. Durante il percorso Maya incontra i suoi amici, a loro volta invitati dalla maestra per far loro visitare la valle. Si dirigono quindi tutti nello stesso luogo. Nella valle la maestra spiega loro i vari ruoli: Maya e Ayumi interpreteranno la Dea mentre gli altri si immedesimeranno ognuno in uno spirito della valle, o in orco, o in Ryujin e così via. Ognuno improvvisa il proprio personaggio, quasi tutte le battute riguardano il problema degli umani che non rispettano la natura e che hanno sempre meno paura del soprannaturale. Ayumi nota come “giocare agli spiriti” porti a comprenderne il cuore. I vari spiriti prendono le loro posizioni e la maestra consegna alle due ragazze gli scialli della Dea e spiega loro che possono mettersi nel luogo che preferiscono per cominciare la loro prova. Dovranno interpretare il risveglio della Dea e aspettare il secondo segnale prima di muoversi. Maya è tutta eccitata e cerca subito il posto che la ispira di più. É un albero, lo abbraccia dicendogli “Tu sei me” e lo trova particolarmente caldo. Ayumi si ferma in uno spiazzo fingendo di essere un albero di susino. Il primo segnale. I vari spiriti della valle si sono svegliati e ognuno è intento nel suo ruolo. Ayumi comincia ad irritarsi perché sta passando troppo tempo tra i due segnali, peggio ancora vede Maya completamente rilassata vicino ad un susino con un’espressione come instupidita dal sonno. Tsukikage nota subito la differenza. Con il passare del tempo Ayumi dà sempre più ascolto al suo cuore mentre Maya lo dimentica, vede ma non vede come se il suo sguardo non riflettesse nulla. É pronta a dare il secondo segnale. Gli altri attori si fermano per vedere cosa faranno le due rivali. Ayumi è la prima a muoversi leggiadra e bella a parere dei ragazzi dell’Unicorno, ma la maestra è attratta da ben altro. Maya ancora non si è mossa. Sono tutti stupiti in attesa delle sue battute, ma alla ragazza non arriva la voce, non sa perché non riesce a muoversi e poi capisce di essere lo spirito del susino, capisce che si è appena svegliata ma deve tirare fuori le forze della Dea se vuole muoversi e parlare, deve tirar fuori le forze dalla “spirale” e capisce che ogni cosa è una sorta di vortice, dai mulinelli del vento, alle erbe che si attorcigliano a un tronco, da un gorgo in acqua alle galassie, ogni cosa è un spirale che dà forza alla Dea Scarlatta. Piccoli movimenti quasi tremanti la fanno staccare leggermente dall’albero e un suono come un rombo di tuono esce dalla sua bocca. Chigusa più che Ayumi è stupita dall’atteggiamento di Maya e presa dalla passione incita la ragazza a recitare le battute della Dea. Maya in quel momento è la Dea Scarlatta e stupisce tutti creando anche un vero vortice d’aria che invade i presenti. Finite le battute, Maya si spaventa, perché il tutto è successo senza la sua volontà, come se da dentro il suo corpo scaturisse una forza enorme. Gli amici presenti sono unanimi sul verdetto: Maya non è entrata in scena come spirito ma come Dea. Ayumi è allibita, disperata, gelosa. Scappa in lacrime non più sicura di se stessa e si domanda cosa abbia fatto fino a quel momento, cosa le sia servito tutto il suo sapere, la sua tecnica, la sua bravura di fronte al genio di Maya. É sera. Maya ancora non riesce a togliersi di dosso il personaggio, è come se fosse dentro di lei. Ayumi invece, decide di andarsene. Fa le valige piangendo senza sapere che la maestra la sta guardando. E’ l’alba e con la valigia in mano Ayumi s’incammina; decide di andare a guardare la valle ancora una volta ma un passante l’avverte che il ponte è pericolante in quanto è marcito al centro. Decide di non andarci, ma vede Maya incamminarsi verso il ponte, non sa che fare, se non l’avvertisse non avrebbe più una rivale. Decide quindi di non avvertirla di fingere di non aver mai visto niente.


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