
Masumi e Maya si ritrovano inaspettatamente dalla signora Tsukikage, la donna con aria sorniona, dopo aver dato loro il benvenuto ed essersi stupita della
curiosa coincidenza, chiede a entrambi cosa vogliano da lei.
Maya, in imbarazzo, tergiversa, mentre Masumi sorridendo afferma d’essere andato lì solo per chiedere notizie sulla sua salute, la signora Tsukikage sembra non credergli e chiede nuovamente se è davvero quello l’unico motivo.
Nel frattempo Maya pensa tra sé al vero motivo per cui si è recata lì e cioè chiedere alla sensei delle anime gemelle, quelle di cui una volta già le ha parlato nel paese della Dea Scarlatta e si chiede come sia possibile che anche il signor Hayami in quel momento sia andato lì, non avrebbe mai immaginato di incontrarlo proprio in quel posto: possibile che anche lui…?
Masumi intanto continua a esprimere la propria serenità nell’apprendere che lo stato di salute della signora Tsukikage sia migliorato e si dimostra sollevato nel sapere che in quella casa in cui è ospiste sia sempre sorvegliata attentamente da medici e infermieri.
La signora Tsukikage chiede a quel punto a Maya come abbia fatto a sapere che lei si trovasse proprio lì, ospite nella seconda casa del presidente Yamagishi.
Maya spontaneamente racconta d’essere stata informata da un signore che ha visto la sensei entrare in quella casa, un signore su una sedia a rotelle. Al solo sentire quelle parole sia la signora Tsukikage che Masumi allertano la propria attenzione e la donna chiede a Maya che tipo sia quest’uomo che l’ha informata e dove l’abbia conosciuto, Maya racconta sorridente del suo primo incontro casuale alla stazione con l’uomo e della successiva occasione in cui lo ha incontrato nella Valle dei Susini e spiega che si tratta di un uomo molto gentile e divertente, che adora mangiare come lei i parfait di gelato.
A questa descrizione sia Masumi che la signora Tsukikage pensano sia impossibile si tratti dell’uomo a cui entrambi aveva pensato in un primo momento e cioè Eisuke Hayami.
La signora Tsukikage, cambiando discorso, si congratula con il signor Hayami per la sua futura carriera nel mondo degli affari, infatti ha sentito dire in giro che grazie all’imminente matrimonio con la signorina Shiori entrerà a far parte della dirigenza di tutte le aziende del gruppo Takatsu delle quali, circola voce, diverrà presto anche l’amministratore delegato.
Masumi reagisce a queste parole con una sonora risata asserendo che si tratti solo di insinuazioni e dicendo che, per quanto il signor Takamiya adori la nipote, non farebbe mai una tale sciocchezza affidandogli tale compito visto che è necessario un uomo molto potente per poter svolgere un incarico così importante.
La signora Tsukikage replica che gira voce che proprio per questo il presidente Takamiya stia cercando di fare di lui un uomo molto influente, probabilmente avendogli riconosciuto un talento innato per ricoprire quel ruolo. La donna aggiunge ironicamente che a questo punto avrebbe dovuto essere grata alla sua futura moglie visto che, grazie a questa opportunità, probabilmente lui avrà ben altra ambizione che non sia la Dea Scarlatta.
Masumi le risponde sorridendo che lo sopravvaluta, ma che terrà a mente le sue parole e che è vero che potrebbe sfruttare la posizione sociale di sua
moglie per fare carriera.
A quelle parole Maya accusa il colpo:
sua moglie…! ripete tra sé e sé, mentre il signor Hayami continua dicendo alla sensei che se non dovesse riuscire a realizzare la rappresentazione della Dea Scarlatta per la Daito Art Production allora non avrebbe nemmeno diritto di entrare nell’amministrazione del gruppo Takatsu.
Maya intanto, rattristata, da della stupida a sé stessa per aver anche solo pensato che il signor Hayami potesse essere la sua anima gemella;
un uomo che sposerà la nipote del presidente di un potente gruppo di aziende e che un giorno avrà modo di diventarne amministratore… non potrà mai innamorarsi di una come me….!.
E’ convinta che anche se è un suo fan e continua a mandarle quelle rose scarlatte, anche se a volte si mostra gentile, lo fa solamente perché lei è l’allieva della signora Tsukikage e una candidata alla Dea Scarlatta, lo fa solo per questo, solo per la Dea Scarlatta!
Sia la signora Tsukikage che Masumi si accorgono del cambio di colorito della ragazza e le chiedono se si senta bene, Masumi le si avvicina per constatare di persona e prova ad allungare una mano per sentirle la fronte, ma Maya immediatamente schiaffeggia la mano e l’allontana, dicendogli di non toccarla, di lasciarla in pace!
Lei è stanca delle sue
fasulle gentilezze!
Sostiene arrabbiata che in realtà lui non è andato lì per accertarsi della salute della signora Tsukikage, ma solo per controllare la situazione della Dea Scarlatta, risentita, decide di andare via, ma prima la signora Tsukikage le chiede nuovamente per quale motivo fosse andata a trovarla e lei risponde che era andata lì per chiederle qualcosa sulle anime gemelle, sull’altra metà della sua anima che è nata per riunirsi a lei, ma oramai, aggiunge, non ha più importanza perché ha capito che lei sicuramente non potrà mai incontrarla.
Dopo scossa si rivolge a Masumi e si congratula con lui per aver trovato
la sua splendida anima gemella grazie alla quale, tra l’altro, potrà un giorno prendere in mano le redini di un grande gruppo come il Takatsu, conclude con rabbia che non permetterà, mai e poi mai, che un uomo come lui ottenga i diritti della Dea Scarlatta e scappa via.
Appena fuori si dà della stupida per aver ferito, con le sue parole, il signor Hayami e si chiede piangendo perché proprio lui debba essere il donatore di rose scarlatte.
Intanto la signora Tsukikage dice che Maya non è mai cambiata, è sempre la stessa e continua a considerare il signor Hayami il suo
nemico naturale e anche Masumi conferma che così pare.
La donna chiede dopo a Masumi di dirle il vero motivo per cui sia andato a trovarla e lui, in tutta onestà, sorridendo le dice che anche lui era andato lì per chiederle delle anime gemelle, ma la signora Tsukikage non sembra credergli e, ridendo divertita, dice che lui ha sempre l’abitudine di nascondere le sue vere intenzioni.
Masumi però ha un’espressione triste e pensierosa.
Nel frattempo Ayumi Himekawa si risveglia in un letto di ospedale con delle bende agli occhi e una flebo attaccata al braccio, non ricorda cosa sia successo e si chiede cosa mai possa essere successo ai suoi occhi, proprio durante le prove della Dea Scarlatta.
Prova ad alzarsi dal letto, ma inciampa e cade per terra, immediatamente corre a soccorrerla la tata che si trovava fuori dalla stanza e alle incessanti richieste della ragazza di poter tornare alle prove, viene chiamato il medico che decide di somministrare dei tranquillanti per calmarla, mentre le spiega di dover rimanere ancora a riposo.
Non appena tutti escono dalla stanza, la ragazza, però, si sfila le bende agli occhi e decide di lasciare l’ospedale: non può rimanere a letto, deve andare alle prove!
A casa Hayami.
Masumi è a tavola con il padre Eisuke che gli chiede notizie circa la signora Tsukikage visto che ha saputo che è andato a trovarla il giorno prima, Masumi risponde che la donna è un po’ smagrita, ma comunque
in forze, come al solito.
Subito dopo Eisuke gli chiede dell’altra candidata a La Dea Scarlatta, Maya Kitajima, colei che sembra detestarlo profondamente e che, se dovesse diventare lei la nuova Dea Scarlatta, costituirebbe un bel problema.
Il figlio risponde con tranquillità che in effetti sembrerebbe che lui per lei sia il
suo nemico naturale, Eisuke sorride a quelle parole e afferma che forse anche lui e Chigusa Tsukikage erano nemici naturali.
Masumi pensa a come sia strano quanto lui e quell’uomo che non è il suo vero padre si assomiglino.
Eisuke è rimasto folgorato dalla signora Tsukikage solo vedendola recitare, probabilmente prima non avrebbe mai pensato di diventare fan di qualcuno, esattamente come è successo a lui.
Per lui guardare recitare Maya
in preda alla passione è diventata una ragione di vita, a tal punto che sarebbe disposto a
qualunque cosa pur di vederla nel ruolo che lei più ambisce, anche se purtroppo se ne è reso conto troppo tardi.
Prima di lasciare la sala da pranzo, decide di chiedere al padre se per caso a lui piaccia
il parfait con gelato, frutta e panna, Eisuke, beccato in castagna, finge di risentirsi per quella domanda e spedisce il figlio a lavorare.
Masumi quindi conclude, uscendo dalla stanza, che non può davvero pensare che sia lui la persona di cui parlava Maya, mentre, invece, Eisuke si chiede se il figlio l’abbia per caso visto, anche se non crede sia possibile, e constata come ultimamente Masumi sembra aver sviluppato un
intuito bestiale.
Subito dopo il vecchio Hayami pensa:
quella Kitajima è davvero unica… il suo sguardo sincero… stranamente cattura le persone… nonostante all’apparenza sia una ragazza comune… quando recita ha qualcosa in più del solo talento… non per nulla è stata Chigusa Tsukikage a sceglierla come candidata a impersonare la Dea Scarlatta…., forse, pensa, l’aveva sottovalutata.
Intanto Maya a casa con Rei sembra essere particolarmente distratta e priva d’appetito, l’amica nota come abbia gli occhi rossi e lei sostiene d’aver dormito male, in verità il pensiero del signor Hayami continua a tormentarla.
Le prove del gruppo curato dal signor Kuronuma continuano al Kid’s Studio.
Al regista sembra che ancora manchi qualcosa alla recitazione dei suoi attori e della stessa Maya che nonostante reciti a memoria battute molto difficili, sembra non credere davvero in quel che dice, né capire davvero il senso di quelle parole.
Il signor Kuronuma le fa notare che è necessario che lei colmi la distanza che sussiste tra lei e la Dea, è necessario che comprenda davvero il peso delle battute della Dea Scarlatta perché possa davvero persuadere gli spettatori.
Il signor Kuronuma ha qualcosa da ridire anche sull’interpretazione di Sakurakoji che talvolta sembra voler strafare con la sua recitazione con l’intenzione di dimostrare qualcosa.
Il regista dice a tutti gli attori che è necessario che si concentrino sulle emozioni, sui sentimenti dei personaggi:
uno spettacolo che si discosta dai sentimenti del pubblico è come un fiore ornamentale… è semplicemente da guardare…!
Gli spettatori non si sentiranno mai avvinti dalla storia raccontata!.
Per cui è necessario che gli attori vivano la storia dei loro personaggi per poter trasmettere la vera storia al pubblico.
Il signor Kuronuma poi invita Maya, Sakurakoji e Tobe, un attore che nella rappresentazione interpreta il ruolo di Kusunoki, a uscire fuori dagli studi e a seguirlo.
Li conduce in un caffè in cui offre loro qualcosa da bere e da mangiare, con grande sorpresa degli attori. Mentre sono seduti al tavolo, l’uomo chiede ai ragazzi di recitare le battute dei propri personaggi in quel momento, senza però far notare agli altri clienti del locale che stanno recitando, interpretando ognuno i propri ruoli come se stessero parlando tra loro.
Dopo un po’ di titubanza i tre ragazzi cominciano a scambiare le battute e dopo un po’ Maya si rende conto di come in quel contesto inusuale dire le battute di Akoya le sembri molto più naturale e fluido rispetto alla sala prove.
Anche gli altri due ragazzi si accorgono di questa differenza.
Il regista soddisfatto decide di uscire dal caffè e di portarli a recitare per strada, in mezzo al traffico, tocca a Isshin e a Kusunoki scambiare le proprie battute adesso e in modo molto naturale e spontaneo i due ragazzi parlando di Akoya e di quello che la ragazza rappresenti per Isshin e, nonostante il contenuto arcaico delle battute, l’atmosfera del dialogo appare del tutto credibile. Il signor Kuronuma chiede ai ragazzi cosa pensino della loro recitazione e Tobe risponde che ha l’impressione d’essere riuscito a recitare con maggiore semplicità e d’aver colto i sentimenti del suo personaggio, battuta per battuta. Anche Maya e Sakurakoji hanno la stessa impressione e Sakurakoji si sofferma a riflettere sul fatto che sia strano come sia potuto avvenire ciò solamente spostando il contesto della loro recitazione, dallo studio di prova all’epoca moderna.
Il signor Kuronuma dice appunto che grazie a questo cambio di prospettiva la loro recitazione è più realistica e credibile ed è proprio ciò che devono capire: che anche i loro personaggi
sono degli esseri umani che vivono la loro epoca, quel mondo era diverso da quello di adesso, ma loro lo vivevano come il
loro mondo reale e attuale ed è questo che i tre attori devono comprendere per rendere la propria recitazione più persuasiva anche sul palcoscenico.
Mentre Sakurakoji si interroga sul senso profondo che possano mai avere le battute di Isshin sull’amore che prosegue oltre la morte, senso che non crede d’avere ancora colto, il signor Kuronuma li conduce in un nuovo posto dove stavolta Maya dovrà impersonare la Dea Scarlatta.
Il luogo in cui il regista li conduce è il palazzo municipale di Tokyo, al 44° piano alla Sala Belvedere da cui è possibile ammirare l’intera aria metropolitana fino al monte Fuji.
Da lì sembra che le persone siano piccoli punti ognuno con il proprio dramma, è strano come cambiando solo punto d’osservazione cambi la considerazione sull’esistenza.
Kuronuma racconta loro:
dicono che quando gli astronauti osservarono per la prima volta la terra dallo spazio ebbero la sensazione che il nostro pianeta fosse un’unica forma di vita.
Ma
se le cellule, gli esseri umani, gli animali e perfino i pianeti vivono… che cos’è la vita? Che vuol dire vivere la propria vita? e qual è il punto di vista con cui la Dea Scarlatta osserva la natura e gli uomini?
Kuronuma chiede a Maya se abbia capito tutto ciò, ma Maya non si è mai chiesta quale sia il punto di vista della Dea Scarlatta e comincia a porsi queste domande, mentre il regista la invita a pronunciare da lì, dall’alto di quella sala panoramica, le battute della Dea.
Maya recita le battute della Dea guardando questo panorama dall’alto e avverte una sensazione diversa da quella provata allo studio cambiando quel punto di osservazione e il regista la invita a ricordarsi quel che ha provato lì e dopo li invita tutti a scendere e durante il tragitto dalle scale mobili al cortile esterno gli attori continuano a recitare le proprie battute come se stessero dialogando tra loro, come qualsiasi altra persona in quel momento.
Il signor Kuronuma è soddisfatto dalla resa più autentica di quella recitazione, tuttavia chiede a Maya se davvero abbia capito il senso delle parole che pronuncia, il concetto dello yin e dello yang, di quelle
due cose contrastanti [che] in realtà sono alle estremità opposte di un bastone.
Le chiede se ha capito che
l’animo di Akoya è lo stesso della Dea Scarlatta. Ha compreso le leggi che regolano l’universo semplicemente guardando la natura con ingenuità.
Akoya è riuscita a vedere cose che gli altri non riescono a vedere pur avendole sotto gli occhi, è semplicemente una ragazza dotata di una
sensibilità più pura degli altri e poi ha anche il punto di vista della Dea che è
la divinità che unisce il cielo e la terra, ma che
non è affatto colei che ha creato l’universo.
È come se la terra fosse il luogo in cui gli uomini e le divinità vengono perdonate e in cui è concesso loro di vivere, un luogo in cui alla stessa Dea Scarlatta è stato concesso di vivere.
Maya deve riuscire a comprendere e ad afferrare tutto ciò.
Non è con l’intelletto che si riesce a capire il perché esista questo mondo, ma è necessario usare il
cuore, solamente attraverso
la sensibilità e l’intuizione è possibile cogliere la verità, è così che c’è riuscita Akoya ed è ciò che dovrà fare anche Maya.
Kuronuma chiede ai tre ragazzi se abbiano capito il perché li abbia portati proprio in quel luogo, al palazzo del municipio di Tokyo, ma i tre non sembrano aver capito.
Quello è uno spazio artificiale interessante, secondo il regista, in cui tutto è stato studiato perché sia in ordine, formato da linee rette e curve, come quelle disegnate sulla pavimentazione dell’ampio cortile all’aperto.
Quello è un luogo in grado di influenzare le persone: può dare un senso d’oppressione attraverso le linee rette, ma anche un senso di sollievo attraverso le linee curve.
La stessa cosa vale per il palcoscenico, anche esso può influenzare lo stato d’animo di chi lo vede e in esso è possibile creare qualcosa attraverso il lavoro degli attori e del regista.
In poche parole, per Kuronuma, anche il palcoscenico, come tutti gli spazi, è vivo.
Lo spazio, proprio come gli esseri viventi, può mutare se si interviene su di esso con la creatività.
Anche gli attori possono modificare lo spazio attraverso la propria creatività recitativa e loro tre devono capire questo importante concetto, questa possibilità che hanno.
Dopo di ciò il regista porta i ragazzi ancora in un altro punto della struttura e invita loro a osservare una fontana particolare e li interroga su quali siano le sensazioni che quella scultura gli suscita.
I ragazzi rispondono che la forma di quella fontana fa venire alla mente un antico tempio e che, essendoci al centro una forma a piramide, fa pensare a una piramide dentro a un tempio.
Kuronuma dice loro che quella fontana viene chiamata il
tempio dell’acqua.
A osservare meglio la struttura però Sakurakoji nota come gli ricordi qualcosa di cosmico, rivolta al futuro, nonostante appaia antica e il regista fa notare come in realtà la struttura sia composta dalla combinazione di tre figure geometrice comuni come cerchio, quadrato e triangolo, le figuri elementari che sono alla base di tutto e che spesso vengono usate senza che ce ne accorgiamo.
Le tre figure base sono le forme sacre dei dio creatore e l’acqua rappresenta la fonte della vita per gli uomini e trasmette loro un senso di sollievo.
Il regista invita dunque Maya a recitare le battute di Akoya relative all’acqua e Maya facendolo e avvicinandosi all’acqua di quella particolare fontana avverte una nuova sensazione, mai provata prima.
A questo punto l’uomo conduce i ragazzi un po’ più indietro in prossimità di un ampio cerchio, che sembra essere un’altra particolare opera d’arte, e chiede anche stavolta ai tre quali siano le loro impressioni guardando quell’oggetto.
Sakurakoji risponde che, se quelli che sembrano esserci dentro il cerchio sono una piramide e un grattacielo simile a quelli di New York, come sembrerebbe, allora forse il senso di quel cerchio è il collegamento tra passato e futuro e forse quell’opera rappresenta
la continuità del tempo.
Kuronuma risponde loro che
il passato è il futuro e il futuro è il passato. Si trovano all’interno di un mondo dove non ci sono né un inizio né una fine e in mezzo a questo mondo c’è il vuoto.
Se si guarda oltre quel cerchio, al centro di esso, dove appunto c’è il vuoto, alla distanza si intravede proprio la fontana di prima, cioè la fonte della vita.
Al centro del mondo, rappresentato da quel cerchio, che avvolge tempo e spazio c’è la vita, rappresentata dall’acqua della fontana.
Kuronuma sottolinea che forse chi ha progettato quell’opera non aveva l’intenzione di dare quel senso al cerchio e alla fontana, ma lui la interpreta così, come chiunque altro è libero di interpretarla a modo proprio.
Lui non può fare a meno di pensare che attraverso quelle opere si voglia simboleggiare che al centro del mondo ci sia proprio dio!
Il mondo si trova all’interno di un anello ed è lasciato vivere grazie all’esistenza del dio eterno….
Maya dopo le parole del maestro, davanti al cerchio, comincia a riflettere sul senso delle parole che ha letto ne La Dea Scarlattta:
la nascita e la morte, la creazione e la distruzione, il cielo e la terra, il fuoco e l’acqua, la luce e l’oscurità, gli uomini e le donne, le cose visibili e quelle invisibili tutte cose che sembrerebbero contrastanti, ma che in realtà sono solo come le due estremità di uno stesso bastone, legate fra loro!
Gli uomini e le donne [che] sono il negativo e il positivo, nati da un’unica vita… generano la vita.
Maya capisce che ogni essere vivente ha diritto alla vita, una vita che continua in eterno e che rende il mondo completo, ecco qual è il punto di vista della Dea Scarlatta!
Avvicinandosi al cerchio allarga le braccia pensando a tutto ciò, Kuronuma afferra le sue mani e l’avvicina ancora di più alla scultura e le dice di abbracciare quel mondo, di afferrare quel mondo eterno che è fra le sue braccia.
Dentro di lei c’è l’universo e tra le sue braccia c’è il mondo, non deve mai dimenticarlo perché lei è la Dea Scarlatta!
Ora è il turno di Isshin.
Sakurakoji recita le battute in cui parla delle statue di Buddha a Terufusu.
Kuronuma lo interrompe e gli chiede se crede che i defunti abbiano un cuore, che cosa sia Buddha per lui, che cos’è la vita e la morte e quale sia la visione della vita per Isshin.
Sakurakoji, però, non capisce bene il senso di quelle domande e Kuronuma gli risponde che se non lo capirà non potrà scolpire le statue di Buddha né tanto meno potrà amare davvero Akoya.
Il regista invita nuovamente il ragazzo a recitare le battute in cui Isshin sostiene che l’amore non finisca quando sopraggiunge la morte, battute che però Sakurakoji fatica ancora a comprendere davvero.
È necessario che Sakurakoji comprenda cosa significhi per Isshin vivere e cosa significhi la morte, altrimenti non riuscirà nemmeno a interpretare la scena finale in cui dovrà esserci lo scontro tra Isshin e Akoya.
La Dea Sscarlatta in realtà è la storia d’amore tra una dea e Buddha: Akoya è l’incarnazione dello spirito dell’albero del susino, mentre Isshin ospita in sé Buddha e la statua che Isshin cerca di scolpire, usando proprio il legno dell’albero millenario del susino, rappresenta l’unione tra la dea e Buddha e attraverso di essa il conflitto secolare tra Buddha e gli altri dei cessa e al tempo stesso grazie a questa unione, tutti gli altri esseri viventi arrivano ad amarsi e portano la pace nel mondo.
Ecco forse qual’era l’originale idea e auspicio di Ichiren Ozaki nello scrivere quest’opera.
Intanto alla Compagnia Ondine anche per Ayumi sono riprese le prove della sua Dea Scarlatta, dopo che ha deciso di lasciare le cure in ospedale e di proseguirle a casa.
La ragazza è decisa a non abbandonare assolutamente la possibilità che ha di impersonare la nuova Dea Scarlatta e non intende rinunciare per niente al mondo alle prove.
Ogni tanto le si offusca la vista, ma crede comunque di potercela fare, ma proprio mentre sta provando una scena insieme agli altri attori le si annebbia tutto e non riesce più a distinguere ciò che ha attorno, faticosamente comunque riesce a scendere i gradini di scena e a proseguire nella recitazione, senza che nessuno si accorga del suo problema.
L’unico che sembra accorgersi del suo strano comportamento è il fotografo Hamil che, come sempre, assiste alle prove.
Sakurakoji continua a pensare anche a casa al senso che abbiano le statue di Buddha per Isshin, mentre continua a esercitarsi nel crearne qualcuna.
Perché Isshin ha scolpito ben cento statuette per consolare le anime dei morti?
Che valore avevano per lui?
Proprio in quel momento sua nonna, prima di andare a letto, saluta il nonno defunto sull’altarino allestito in casa in cui gli è stato offerto del cibo.
Sakurakoji riflette su queste usanze oramai radicate nella cultura giapponese dall’introduzione del buddismo: nonostante le persone care non abbiano più un corpo e non possano mangiare si continua a offrire loro del cibo, perché?
Riflettendo sulle battute di Isshin in merito a ciò che prova per Akoya, Sakurakoji realizza che il senso di tutto ciò è l’anima, l’anima che continua a vivere anche quando il corpo si deteriora. Ecco perché Isshin amerebbe Akoya qualsiasi fosse il suo aspetto ed ecco qual è il senso dell’amore per Isshin:
la forza di implorare l’anima del proprio innamorato!.
Le statue di Buddha rappresentano proprio la vita oltre la morte, continuano a vivere anche dopo secoli attraverso lo spirito che in esse risiede, al di là della vita effimera degli esseri umani c’è un’altra vita, la vita eterna, il paradiso buddista, ecco perché l’amore non finisce nemmeno dopo la morte.
L’amore di Isshin per Akoya continuerà in eterno: un’anima divisa in due che continuerà a cercare la propria metà finchè non l’avrà trovata, continuando a perpetrare il ciclo della reincarnazione.
L’amore di Isshin è una ricerca continua e senza tregua, una profonda tristezza,e un profondo dolore, un senso di vuoto che proverà fino a quando non riuscirà a incontrare la propria innamorata.
Finalmente Sakurakoji comprende cosa sia l’amore di Isshin e realizzandolo trova che sia terribile.
Davanti al cerchio in cui il signor Kuronuma ha condotto Maya e gli altri al palazzo del municipio di Tokyo ritroviamo Masumi che assorto pensa a lei, a Maya.
Avendo saputo che lei era stata lì, anche lui è voluto andarci e si chiede cosa mai abbia potuto pensare stando lì davanti, cosa abbia potuto realizzare e perché lei gli stia così tanto a cuore!
Ripensa a ciò che lei gli ha detto quando si sono incontrati dalla signora Tsukikage in merito all’aver trovato la sua
splendida anima gemella nella signorina Shiori e si chiede se davvero lei la pensi in quel modo.
Masumi pensa all’anima divisa in due, all’amore della Dea Scarlatta, a quanto sembri impossibile che nella realtà esista una cosa del genere…. Eppure non riesce ad andarsene da quel posto!
Ignaro, non sa che alle sue spalle un’attonita Shiori lo sta spiando!
La donna lo ha seguito di nascosto e l’ha visto arrivare fin lì, dove ha saputo anche lei che Maya Kitajima ha fatto le prove per la sua Dea Scarlatta.
Nonostante gli innumerevoli impegni di lavoro, Masumi ha trovato tempo per andare lì dove anche Maya era stato!
Possibile che quella ragazza gli stia così a cuore?
Fino a quel punto?
Ma lei riuscirà a scacciarla via dal suo cuore a ogni costo!
Il medico dal risultato delle analisi fatte, mette al corrente Ayumi che deve assolutamente sottoporsi a un intervento chirurgico per rimuovere gli amatomi che esercitano pressione sui suoi bulbi oculari, altrimenti rischia di perdere per sempre la vista.
Ma Ayumi non vuole saperne, non può rinunciare proprio ora alla Dea Scarlatta e non può sottoporsi in quel momento all’intervento.
Non le interessa essere un’attrice se non può impersonare La Dea Scarlatta.
Dopo aver preso la decisione di non sottoporsi all’operazione, decide di ritirarsi nella villa fuori città del nonno per potersi esercitare in santa pace nelle prove, essendosi resa conto che sarà piuttosto complicato riuscire a recitare la sua Dea Scarlatta che salta e danza senza poter vedere bene il palcoscenico.
La madre, Utako Himekawa, si precipita insieme alla tata alla villa per constatare le sue condizioni. Ayumi cerca di tenere nascosto il reale stato di salute dei suoi occhi, ma la donna si rende immediatamente conto della gravità delle situazione della figlia e la smaschera immediatamente provando a convincerla a rinunciare alla Dea Scarlatta per sottoporsi all’operazione, ma Ayumi è irremovibile: preferirebbe morire piuttosto che rinunciare alla Dea Scarlatta!
Se sarà scelta come nuova Dea Scarlatta dopo si sottoporrà a tutte le cure e farà di tutto per riacquistare la vista, ma fino ad allora vuole continuare a provare per poter partecipare allo spettacolo dimostrativo, affinerà gli altri sensi e si affiderà a loro per recitare ed è convinta che le basterà conoscere bene gli spazi del palcoscenico per farcela.
Utako allora la porta in un teatro in cui possano provare da sole, ma non appena vengono accesi i riflettori Ayumi è costretta a chinare il capo, abbagliata dalla forte luce, così come, non riuscendo a muoversi bene nello spazio, cade per terra.
La madre scoppia in lacrime disperata per le condizioni della figlia e Ayumi le fa notare che è la prima volta che lei piange per lei, le dice che l’ha sempre sentita lontana a causa del suo lavoro di attrice e che spesso l’ha ritenuta come un’estranea in un mondo a lei sconosciuto e per questo la ringrazia per le lacrime che sta versando per lei.
Ayumi continua a ribadire alla madre di voler recitare la Dea Scarlatta e che vuole credere nei miracoli, vuole credere che se si da il massimo qualunque desiderio possa essere esaudito, vuole realizzare il suo sogno sotto quei riflettori.
Utako, comprendendo le motivazioni e la determinazione della figlia, decide di aiutarla nella preparazione del ruolo e di seguirla personalmente e, senza fare parola sui reali problemi, chiede a Onodera di metterla al corrente anche delle disposizioni del palco e delle luci e comunica al regista che da ora in poi sarà lei a dirigere le prove della figlia.
Così tornate alla villa, mamma e figlia cominciano i primi esercizi per preparare Ayumi all’uso della recitazione senza l’aiuto della vista.
Utako le dimostra molto presto come abbia tante cose da imparare, come debba riuscire a muoversi recitando con naturalezza e come sia difficile recitare come se continuasse a vedere e non dimostrando il proprio handicap e anche Ayumi si rende conto delle difficoltà che la sua condizione le porta, ma non intende rinunciare e accetta la sfida della madre, fino ad impugnare dalla lama un coltello proprio come se fosse il manico, ferendosi alla mano.
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Fine Volume 45 -
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